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Tartaruga di Hermann – Testudo hermanni

NOME SCIENTIFICO: Testudo hermanni
NOME COMUNE: Tartaruga di Hermann
REGNO: Animalia
PHYLUM: Chordata
CLASSE: Reptilia
ORDINE: Testudines
FAMIGLIA: Testudinidae
GENERE: Testudo
SPECIE: T. hermanni
AREALE: Europa occidentale
HABITAT: Macchia mediterranea, gariga e foreste di querce e lecceti.
CITIES: Si
CATEGORIA IUCN: NT

 


Notizie generali:

In questa specie, a differenza della Testudo greca, sono assenti i tubercoli cornei ai lati delle cosce; l’apice della coda è provvisto di astuccio corneo e nella zona sopracaudale è presente un doppio scuto (scaglia del carapace tramite il quale si possono vedere le fasi di crescita dell’esemplare).
In questa specie è evidente il dimorfismo sessuale: i maschi possiedono una coda lunga, robusta e grossa alla base, mentre, nelle femmine, essa è piccola e corta. La distanza dell’apertura cloacale dalla base della coda è maggiore nel maschio rispetto alla femmina; i maschi adulti presentano una concavità nel piastrone ventrale che serve a facilitare la monta sul carapace della femmina. Tale piastrone è piatto nelle femmine e negli esemplari giovani. Esso ha alcune caratteristiche distintive: è di colore giallo-marroncino e sono evidenti due bande nere uniformi e ben definite. Il disegno creato dalle bande nere, sulla parte ventrale, costituisce un marchio distintivo tra questi esemplari. In età adulta questa specie raggiunge dimensioni massime pari a circa 15 cm nei maschi e a circa 19 cm nelle femmine. Tali dimensioni massime dipendono molto dall’areale di appartenenza.
La Testudo di Hermann è erbivora, quindi si nutre principalmente di vegetali a foglia larga e fiori. Occasionalmente è possibile fornire frutta matura facendo attenzione che essa non costituisca più del 10% della dieta complessiva. È possibile fornire mele, pere, fichi, melone, fragole, ciliegie, more, fichi d’india, mentre sono da evitare gli agrumi, i kiwi e le banane.
Per via delle temperature rigide, nel periodo tra novembre e aprile, essendo una specie autoctona, esse vanno in letargo. Si tratta di una fase molto importante del ciclo annuale di vita dell’animale, come ad esempio per il ciclo riproduttivo. Il letargo può essere affrontato all’aperto, in opportuni rifugi in cui l’animale abbia anche la possibilità di interrarsi per sfuggire ai rigori climatici delle giornate invernali più fredde.
Le temperature ideali per il letargo vanno dai 4 °C a 10°C. Le temperature più basse di 2 °C sono potenzialmente pericolose, mentre quelle più alte di 10 °C possono innalzare troppo il metabolismo dell’animale, comportando un eccessivo consumo delle risorse accumulate nella stagione calda. Quando le tartarughe usciranno dal periodo di letargo, inizierà il periodo dell’accoppiamento; il maschio, in questo periodo, è molto aggressivo ed insegue la femmina con insistenza, mordicchiandola sia sulla testa sia sulle zampe.
Durante l’accoppiamento, il maschio apre la bocca emettendo suoni caratteristici e facilmente udibili. Dopo l’accoppiamento la femmina conserva lo sperma all’interno del proprio corpo e potrà deporre uova fertili fino a 4 anni dopo l’accoppiamento. Dalle uova deposte tra maggio e giugno nasceranno degli esemplari tra agosto e settembre; se le uova non dovessero schiudersi prima dell’arrivo dell’inverno, il piccolo andrà in letargo all’interno dell’uovo, che si schiuderà in primavera. Le temperature sono importanti per la schiusa delle uova, perché esse determinano il sesso del nascituro (tra 30 e 33°C): al di sopra dei 31,5°C. Si avrà un maggior numero di femmine, mentre, al di sotto delle stesse si avrà una prevalenza di maschi. L’umidità del terreno deve essere intorno al 70-80%. Il tempo di schiusa è di circa 50-80 giorni.